27 marzo 2015: l’Assemblea di Ucina elegge a larghissima maggioranza Carla Demaria quale nuovo Presidente. Tre giorni prima Lamberto Tacoli, designato da alcune aziende fortemente minoritarie, prevedendo la propria sconfitta, ritira la candidatura. Pochi giorni dopo, nove aziende delle oltre 300 socie di Ucina, e dunque il gruppo Ferretti, Azimut-Benetti, Aprea Mare spa, Arcadia Yachts srl, CNC srl in liquidazione, Cantieri Mericraft srl in liquidazione, Mase Generators spa, Nautica Salpa spa, Perini Navi spa escono da Ucina con proclami di belligeranza e con propositi di scalzare Ucina quale rappresentante del sistema nautico a livello di Confindustria e nazionale. Comportamento che evidenzia disprezzo per i principi della democrazia rappresentativa.

21 luglio 2016: Confindustria, dopo attenta analisi, respinge la domanda di ingresso in Confindustria presentata da Nautica Italiana. La motivazione è il riconoscimento oggettivo della maggiore rappresentatività di Ucina rispetto al sistema nautico italiano. 24 ore dopo Nautica Italiana pubblica un comunicato stampa gravido di ingiurie e falsità nei confronti di Ucina, colpevole solo di avere dimostrato la propria maggiore rappresentatività, confermata anche dall’appartenenza al sistema di Confindustria che origina dall’anno 1967. Le regole di Confindustria ammettono una sola associazione rappresentativa del sistema della nautica italiana e questa è stata confermata essere Ucina alla luce di elementi oggettivi. Quindici aziende (12 considerando l’appartenenza a 3 gruppi), aderenti a Nautica Italiana, dichiarano di voler uscire da Confindustria. Comportamento in evidente disprezzo delle regole del buon diritto.

Spiace dover constatare che a distanza di oltre un anno le poche aziende fuoriuscite continuino a disprezzare i principi della democrazia e le regole del buon diritto. Spiace ancora constatare che le poche aziende fuoriuscite si scaglino con ingiustificata acrimonia contro Ucina, le aziende ad essa consociate, le persone che la rappresentano e lavorano per il suo successo, introducendo elementi di evidente falsità con parole aggressive e violente.

L’auspicio formulato da Ucina è stato e sarà sempre quello della ricomposizione nella ricerca della difesa degli interessi comuni e generali del settore della nautica del nostro Paese, che viene rappresentato – ancora una volta ve ne è stata conferma – da Ucina Confindustria Nautica.

“Chi ha la forza e la ragione deve però possedere anche la responsabilità ” – commenta Carla Demaria, presidente di Ucina Confindustria Nautica – “per questo abbiamo accolto fin da subito le sollecitazioni del Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, del Sottosegretario Ivan Scalfarotto, del Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e del Governatore della Liguria, Giovanni Toti, a compiere ogni possibile sforzo per una ricomposizione. Questo strappo veramente surreale e sopra le righe danneggia tutto questo lavoro – ed evidentemente questo era il fine – ma anche tutto il Comparto della nautica del nostro Paese. Non può sfuggire come il tutto avvenga alla vigilia della conferenza stampa di presentazione del Salone Nautico 2016, programmata per lunedì 25 luglio a Genova, Salone fortemente voluto da Ucina e fermamente contrastato dalle poche aziende fuoriuscite”.

Genova, 22 luglio 2016

 

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