E’ la tassa antiturismo per definizione, reintrodotta dal governo senza che nessuno, per anni, ne avesse deplorato la cancellazione.

E’ l’imposta di soggiorno, la cui applicazione è delegata alla responsabilità di ogni singolo Comune, che ne incasserà anche i proventi, da destinare  a interventi a sostegno del settore turistico. C’è tuttavia da dubitare che questo possa in effetti accadere: l’imposta, se un’amministrazione comunale dovesse decidere di applicarla, sarà certa, ma molto meno certa la destinazione, soprattutto a fronte dei disastrati bilanci municipali e dell’esigenza di rispettare il patto di stabilità.

Nulla è al momento definito a livello locale. Solo il Comune di Savona ha ventilato la possibilità di introdurre la tassa di soggiorno

l’Unione Provinciale Albergatori teme possa verificarsi un effetto domino, con molti comuni tentati di imitare chi dovesse prendersi la responsabilità di fare da apripista. Le condizioni della finanza locale potrebbero giustificare una decisione in questo senso, nonostante lo scorso anno i sindaci, unanimi, confrontandosi con gli operatori turistici, avessero manifestato l’intenzione di non applicare l’imposta, allora in gestazione.

“In quella sede – sottolinea il direttore dell’Unione Albergatori, Carlo Scrivano - sindaci e assessori al turismo si impegnarono a non reintrodurre la tassa di soggiorno. Ora qualcosa potrebbe essere cambiato e sarà necessario organizzare un nuovo tavolo di confronto con gli amministratori locali, chiedendo che confermino quella determinazione”.

“Alla tassa di soggiorno siamo decisamente contrari – spiega il presidente di UPA Savona, Franca Cappelluto -, perché metterebbe in ginocchio un settore già pesantemente bersagliato dalla crisi e preso di mira dal fisco. Vale la pena ricordare che gli albergatori si trovano a dover fronteggiare l’introduzione dell’Imu con rivalutazione degli estimi catastali, l’incremento continuo dei costi per l’energia e per i prodotti di consumo, colpiti dall’aumento dei costi di trasporto. E in prospettiva, dalla prossima estate, già si delinea l’aumento dell’Iva per i servizi alberghieri dal 10 al 12 per cento, autentica mazzata per la competitività delle nostre strutture. In un momento come questo avremmo  bisogno di sostegni e di misure anticicliche che combattano le spinte recessive. Invece, oltre a non vedere una mano tesa verso la categoria, si assiste ad uno Stato che pensa solo a fare cassa. Dovessero aggiungersi anche i Comuni, saremmo cacciati fuori mercato, entrando in una crisi irreversibile. Per questo motivo chiediamo ai sindaci un atto coraggioso e di responsabilità politica”.

L’Unione Albergatori mette anche in guardia da un altro pericolo, quello che ogni Comune vada per la propria strada in relazione alle proprie esigenze di bilancio. Verrebbero a crearsi delle pericolose spinte autonomistiche, con una città che non applica l’imposta di soggiorno, altre che la applicano in misura limitata e altre ancora che puntano al massimo incasso. Il rischio è di scatenare una concorrenza a livello locale che manderà in fumo qualsiasi progetto di investimento o di promozione e commercializzazione a livello di territorio vasto o unico per tutta la regione..

Per questo si chiede a viva voce un tavolo di confronto con le categorie per decidere insieme tutte le politiche turistiche da quelle di promo commercializzazione a quelle fiscali. E questo per non vanificare un lavoro che si sta faticosamente costruendo da anni.

(Per maggiori informazioni: www.upasv.it)