La flessione dell’attività economica causata dalla pandemia si rifletterà – anche dopo le misure di sostegno approntate dal Governo – in un aumento delle probabilità di insolvenza delle imprese, con una probabilità media complessiva di default che sale al 3-4,4% e che si concentra sui settori più colpiti: ristorazione, alloggio, attività artistiche, dove le percentuali si attestano rispettivamente a quasi il 6% per le prime due, e a più del 4% per la terza.

Lo scrive Bankitalia in una nota nel Rapporto sulla stabilità finanziaria secondo la quale gli effetti negativi della pandemia nell’anno in corso sono più evidenti nel caso delle imprese molto rischiose (con probabilità di default superiore al 5%): la quota di tali aziende salirebbe fino al 16,4% del totale, contro il 10% di febbraio, e ad esse farebbe capo il 22,9% dello stock di debiti finanziari, a fronte del 12,7% registrato prima della crisi pandemica. Gli aiuti approntati dalle autorità consentono di evitare l’uscita dal mercato di imprese sane ma illiquide e di salvaguardare il sistema produttivo. Tuttavia l’incremento dell’indebitamento che ne deriverà potrebbe non avere natura temporanea e pesare, anche nel medio periodo, sulla capacità delle società di sostenere il servizio del debito, di investire e di competere. Un paracadute sono alcuni dei provvedimenti del ‘decreto rilancio’, gli incentivi fiscali al rafforzamento patrimoniale, e l’istituzione di società veicolo pubbliche che potranno sottoscrivere debito subordinato o azioni emessi da aziende di piccola, media e grande dimensione.

(Per maggiori informazioni: www.bancaditalia.it)