Secondo i dati della ricerca di Diciottofebbraio ed American Express Italia  ‘Business Travel: the current scenario & 2024 outlook”, nel 2025 mancheranno nel business travel ancora 250 milioni di passeggeri rispetto al pre-pandemia. La crescita sicuramente è stata più domestica e meno internazionale per una cannibalizzazione da parte di soluzioni di connettività digitali o di video conferenze. Analizzando il settore del trasporto aereo, in particolare quello dei vettori, visto come la “vetrina dei viaggi”, nel 2020 l’industria del trasporto aereo ha perso 110 miliardi di dollari, sui dati Iata, in particolare nel 2023 è previsto “un margine operativo di circa 23 mld di dollari. La ricerca conferma che è sulla via di ripresa”,   in una “convalescenza in corso”, con alcune aree che sono ripartite più lentamente come l’Asia, “adesso sta tornando, ma è ancora indietro”, mentre gli Stati Uniti mostrano delle “prestazioni migliori”.

In relazione alla sostenibilità,  il settore contribuisce per il 2% dell’emissione di Co2 a livello mondiale, mentre l’industria di allevamento di bovini per il 18%. Il prodotto green costa di più a livello di processi produttivi, però la maggioranza delle persone (dati su fonte Skift) è disposta a pagare fino al 5% in più (38%). Il 20% dal 5 al 10% in più, solo il 6% è disposto a pagare dal 10 al 20% in più e il 3% si dichiara disposto a pagare più del 20% in più.

La geopolitica è una delle principali fonti di volatilità economica globale, secondo gli economisti (90%), mentre l’86% degli esperti prevede che il peggio dell’impennata inflazionistica globale sia ormai alle spalle, invece, l’85% prevede una stretta delle condizioni di prestito per le imprese.

Tra le situazioni che possono contribuire alla volatilità economica su scala globale ci sono anche le politiche interne, ne è convinto il 79% degli esperti, mentre “il 68% pensa che le condizioni del mercato del lavoro si allenteranno nelle economie avanzate.

Passando ad un'analisi dello scenario del business travel, i primi 10 Paesi per business travel spending nel 2023  vedono al primo posto la Cina con 361 mld di dollari, seguono Stati Uniti con 329 mld, Germania 70 mld, Giappone 65 mld, al quinto posto il Regno Unito con 44 mld, segue la Francia con 42 mld. L’Italia è al settimo posto con 34 mld, a breve distanza c’è la Corea del Sud con 33 mld, poi l’India con 32 mld e in decima posizione il Brasile con 28 mld.

L'Europa va un po’ meglio del mondo in quanto il dato risente del fatto che l’Asia sia ancora a meno doppia cifra. Il 2024 segnerà, per ciò che concerne l’Europa, il pieno recupero della industry Bt, con valori di transito agenziale superiori rispetto al pre-pandemia.

In Italia la piena ripresa, al netto delle possibili nubi geo-politiche e macroeconomiche ad oggi ancora non quantificabili, sarà raggiunta solo nel 2025

Per quanto riguarda l’outbound è un mercato che riprende in modo più rapido, ma è drogato dall’effetto inflattivo, visto che prima una tariffa aerea costava 100 e ora costa 300, questo spiega il tasso di crescita superiore rispetto a quello dei volumi.  Il 2024 segnerà il punto di svolta del mercato Italia.

Il volume delle trasferte, sia domestiche sia internazionali, è aumentato del 70% rispetto lo scorso anno e il 63% degli intervistati guarda al futuro del business travel con ottimismo e dichiara che si ritornerà a breve su livelli pre-pandemici, superandoli nel medio termine.

(Per maggiori informazioni: https://www.diciottofebbraio.net/; https://www.americanexpress.com; https://skift.com/; https://www.iata.org/)