Secondo Aci Europe mentre il traffico passeggeri negli aeroporti regionali più grandi si attesta a +11,7% rispetto ai livelli pre-pandemia (2019) e quindi supera tutti gli altri segmenti dell’industria aeroportuale, i volumi negli aeroporti regionali più piccoli sono crollati e rimangono ancora a -35,1% rispetto al 2019 per importanti cambiamenti strutturali nel mercato europeo dell’aviazione, che riguardano sia la domanda che l’offerta.
La predominanza della domanda leisure e Vfr (Visiting Friends & Relatives) e l’arretramento della domanda domestica rispetto a quella internazionale avvantaggiano gli aeroporti regionali che servono destinazioni turistiche popolari ed emergenti, ma ostacolano quelli che tradizionalmente si affidano ai viaggi d’affari.
L’impressionante ma selettiva espansione della capacità dei vettori a bassissimo costo (Lcc) e la relativa riduzione dei vettori a servizio completo (Fsc) nei loro hub ha inoltre ampliato il divario di traffico tra gli aeroporti regionali più grandi e quelli più piccoli. Quest’estate, la capacità di posti messa in campo dalle Lcc rimane a -27% rispetto all’estate 2019 per gli aeroporti regionali più piccoli, ma è aumentata del +29% in quelli più grandi. Nel frattempo, le Fsc stanno quasi dimezzando la loro capacità di posti negli aeroporti regionali più piccoli (-45%) e la mantengono piatta in quelli più grandi (-0,3%).
Queste nuove realtà di mercato rendono sempre più difficile per molti aeroporti regionali più piccoli raggiungere il pareggio di bilancio. Esse aggravano ulteriormente i fattori strutturali che hanno sempre pesato sulla loro redditività finanziaria, tra cui gli elevati costi fissi, la mancanza di economie di scala e l’elevata stagionalità del traffico. Mentre i costi hanno continuato ad aumentare a causa delle pressioni inflazionistiche, i diritti aeroportuali sono diminuiti in termini reali dal 2019, attestandosi a -12,1% per gli aeroporti regionali più piccoli e a -5,9% per quelli più grandi.
(Per maggiori informazioni: https://www.aci-europe.org/)